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di Gigi Donelli

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7 ottobre 2009

Due colpi secchi a breve distanza l'uno dall'altro. Due boati che nessuno sentirà perdersi nello spazio. Alle 13 e 30 ora italiana di venerdì 9 ottobre l'appuntamento da seguire in diretta sui canali della Nasa è sulla Luna, anzi nei pressi del polo sud lunare dove continua la caccia all'acqua sul nostro satellite con un esperimento che sembra partorito dalla mente di Jules Verne.

Dopo un viaggio di cento giorni nello spazio e il razzo Centauro e la navicella (Lcross Lunar Crater Observation and Sensing Satellite) si separano mentre viaggiano in rotta di collisione con la Luna: il razzo ormai privo di propellente prosegue la sua corsa, mentre la navicella spaziale sfrutta gli aviogetti per rallentare la sua corsa mentre resta sulla medesima traiettoria distruttiva. E' proprio questa la chiave dell'esperimento: il Centauro, che è un cilindro di più di tre metri di lunghezza prosegue la sua corsa fino a schiantarsi in un cratere perennemente in ombra. Scava un buco di 4 metri per 20 di diametro e solleva soprattutto una colonna di detriti: è in quella polvere che la navicella cercherà, prima di distruggersi, di confermare la presenza di quelle tracce d'acqua che potrebbero determinare la direzione delle prossime missioni esplorative, della Nasa e non solo.

Sulle orme di M-Cube
Pochi giorni fa la professoressa Carle Pieters della Brown University aveva annunciato su Science di aver scoperto consistenti tracce di molecole di idrogeno dalle indagini combinate di tre strumenti di osservazione, M3, Deep Impact e Cassini. In particolare la mappatura compiuta dallo strumento americano M3 (M-Cube) era stato definito dalla ricercatrice statunitense "un grande passo in avanti per capire il processo di formazione del nostro satellite naturale". L' M3, il più sofisticato spettrometro mai inviato a studiare il nostro misterioso vicino, ha individuato in diverse zone polari della Luna tracce di molecole d'acqua e idrossile, molecole instabili composte da un atomo di idrogeno e uno di ossigeno. Una dichiarazione clamorosa puntualizzata poi dal direttore del Planetary Science Division della Nasa: "Dobbiamo dire chiaramente – ha spiegato Jim Green – che persino il più arido dei nostri deserti contiene più acqua di quanta ne abbiamo trovata sulla Luna, ma è proprio il fatto che siamo certi di averla trovata a rendere eccezionale la nostra scoperta".

7 ottobre 2009
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